PRIMA SINFONIA

Il Sognatore

Allegro molto moderato

Avevo deciso di tacere. Ero un albero folgorato nel vivo e le Parole, incapaci d'incarnare il Mistero che vivevo, mi cadevano di dosso come corteccia secca. Ero tradito da una Lingua sulla quale avevo fondato la mia vita, tradito da Dio e da quei Santi ai quali avevo rivolto le mie Parole piangendo. In fin dei conti noi non siamo che un Silenzio che si fa sempre più profondo, fino a perdersi nell'Oblio che ci generò. Dio si ricorderà di nuovo di noi quando dimenticheremo, quando saremo dimenticati. Quanto più ricordiamo, tanto più tormentoso sarà il modo nel quale ci occulteremo nel Silenzio affinché nessuna Parola ci raggiunga.

Tu, allora, sollevasti appena con Mano greve la tenebrosa Pietra che sigillava tutto il Creato e i tuoi Suoni mi colpirono come pioggia in pieno petto. L'Anima si ridestò attonita, le Parole si ridestarono risorte, le Parole sono il nostro Destino; noi non siamo che Parole; Parole atterrite dalla brina della Morte, Membrane che il nostro Cuore e la nostra Coscienza percuotono per interrogare incessantemente Dio.

Incrinasti il mio Silenzio, il Silenzio dei cieli, Tu, Anton Bruckner, Ingegnere di Anime, Pastore di Suoni. Il Corpo umano, scivolando nella morte, ha inciso nella Memoria una tomba: in essa sono racchiusi tutti coloro che lo amarono e che, turbati, piangono. Finché il corso della Vita, strappato dalle viscere del Creato, riecheggiò di suoni profondi.

Coloro che amano temono. Disprezzano la morte pur non avendo i mezzi per vincerla. Immersi nella Vita, vivono il deliquio della Memoria, finché il fluire di Suoni e di Note in quel livido crepuscolo, non fa incrinare la conchiglia del loro lutto e risveglia nel Corpo la Notte dei Sensi: "Venga la comunione del maschile, venga la comunione in tutte le gesta del valoroso atleta, venga la madre apocrifa".

Ridestatasi da sonno profondo, l'Anima rivede il Mondo, trasale e, avvolta da un mare d'intelligibili Suoni, riveste il Corpo di lacrime per accertarsi dell'amara gioia dei Sensi.

Colui che gridò, sa. Si disse che dopo esser rimasto nella tomba tre giorni recò il risveglio agli Inferi per liberare le anime imbavagliate dalla Morte affinché potessero cinguettare. Tre giorni, tre mesi, tre anni dei Mortali, il crudele tempo delle lacrime che purificano la coscienza. Giorni e notti in attesa del Segno, nere acque venefiche che l'Anima dovrà bere e nelle quali annegherà.- Dove mi trascini, tu, che con l'anima così amareggiata conduci i suoni per mano? Non vedi che rabbuierò il mondo? L'Uomo sa quale fine l'attende, sa quale assoluto Silenzio l'aspetta. Sopportando il proprio Destino, egli ritorna a vivere di nuovo i suoi Sensi. Nel pieno meriggio, miete sul mare bianche spighe, glauche rose, dorate incisioni del Corpo dentro la cenere estiva. Ma avanzando ammutolito nella Notte scopre sopra di sé l'oscurità del mondo. La Luce gli fa credere all'immortalità; ma le Tenebre gli riveleranno tombe splendenti sotto la Luna.

La sicurezza dell'Anima è infranta. Serenità, momento straziante, parvenza d'Eternità, il Corpo mortale grida d'Amore e scopre, palpitando, i Sensi. (Chi t'osservava nell'ovaia della notte, quando emettevi suoni e splendevi? Dolore ed estasi. Chi ti porgeva ascolto quando gridavi il nome di Dio e il Mondo trasaliva? Silenzio). Chi s'abbandona all'amore ritenendo il Corpo immortale, è perduto. La passione agita il Mondo, per questo intervengono i suoni a respinger l'inganno e mostrano l'Anima nuda, senza Parole.

La Verità, operante nella carne, divora il Pane della Vita finché la Statua non crolli rivestita di mare. Dimenticate! Stanotte la Musica rivela la melanconia della Morte, la nostalgia dell'Immortalità. Disperate affiorano voci d'amore e ripetono la dolorosa domanda: perché chi ama muore? Nella grande luce estiva, il Suono-coltello si alza per colpire in pieno petto il silenzio dell'Anima. Serenità di lacrime di sangue. Il Creato, credulo, vacilla, ma gli specchi marini restano vacui al cospetto dell'ispirato palpitare dei Corpi. Non esistono i Corpi, noi non esistiamo! Il mercurio, filtro di Morte, versato nelle vene del Mondo, avvelena l'Anima con i miraggi. Non senti, ascoltando, il veleno della Musica preparato per te da un'Anima tormentata nel mondo?

Dinanzi allo Specchio stregone, il Sognatore della natura estiva vede la propria Ombra sbriciolarsi sulla pietra della Morte. Cenere ricopre i Corpi caldi che ogni notte remigano verso l'Oblio assoluto, verso il sommo Silenzio. Scolpiscono una tomba per amarsi con ferocia. La disperazione della Morte parla con la Passione, con la Passione e con la Croce. Resurgam.

 

Scherzo

Dal tenebroso prato dei sogni emerse con te un mattino il Mondo, tripudio di colori, splendore di suoni, Oblio della Notte rabbiosa sulla tua carne.

Oltre le Statue la distesa del Mare; soltanto la Musica conosce l'immensità. Le pietre vivono austeramente la propria forma e i giardini ove in estate trasalgono le ieratiche piante di basilico, confinano con l'Inverno del Creato. Tu, con questi suoni, infrangi i tuoi Limiti e sei in pericolo. Qui, nel marginale Mistero del Giorno, sognerai, e tutto ciò che il Sonno ti sottrae nella notte, ti sarà rivelato da Suoni strazianti.

Spalancati gli occhi, benedì il tuo soggiorno nel Mondo e si servì di Parole per tracciare la tua Figura su un foglio di carta. Le tombe risuonan tutte di musica, gemiti, funerei lamenti, parole, voci, Nomi. E la Morte da essi annunciata è l'incubo del Sognatore. Rifiorisce il mondo di bimbi che, emersi con i capelli al vento a oriente dell'isola, cantano nelle chiese del Corpo: "Che sia vinta la tenebra; sia annientato il caos; si spenga la geenna; che vi seguano gli angeli". Copri con i rami della tua Notte questo Scheletro e vieni insonne al Mare: chi oserà addormentarsi sognerà la propria Fine e udrà i sìmandra delle Tenebre.

Tu, puro, saggio, fiducioso Creato, non odi il dolore dell'Uomo che per mezzo della Musica geme. Fruisci, nudo, della tua corruttibilità. Corpo puro, gli occhi alzati verso il cielo, penetri risoluto nell'acqua. Se non fosse per il Sognatore addormentatosi sullo scoglio della Vita per afferrare le cose immortali del Sogno, ora il Mondo raggelerebbe e una fiumana di suoni lo trascinerebbe alla proda sulla quale vengon gettati tutti coloro che dimenticano.

 

Finale

A quale Cielo ghermisti queste Grida per sommergere la piccola chiesa di campagna? Essa trema tutta e geme, le sue strutture stanno per cedere mentre tu disprezzi il Silenzio assoluto dei Corpi.

Suoni consolatori sostengono le ali del Mistero, s'oppongono all'ansia dell'Anima - erompe la Melodia dagli strumenti - Corpi di mortali prima che compaia il Potente a farci ripiegare nell'immenso sogno della Vita.

Chiuse le Palpebre, incrociate le Mani create dall'affetto, le Labbra per sempre sbarrate, Dimora della santa Madre nella terra. Il Mondo è tutto in frantumi. Tu, dolce Figura, "compresa per mezzo del silenzio", remighi oltre le lacrime, lontano dalle Parole, e il tuo Mistero come nube s'addensa.